Quando il James Webb Space Telescope verrà lanciato a dicembre, segnerà l’inizio di un nuovo giorno per lo studio dell’universo, e i funzionari della NASA e altri pensano che potrebbe scoprire segni di atmosfere in grado di sostenere la vita su mondi alieni oltre il nostro sistema solare. Ma come sarà il processo di valutazione di questi pianeti, e quanto tempo ci vorrà?
Si scopre che alcuni pianeti potrebbero rivelare segni di vita con solo da cinque a 10 transiti co-addizionati – circa 20 ore, secondo un recente studio.
Naturalmente, potrebbe non accadere in 20 ore consecutive, ma è certo che il telescopio James Webb trasformerà gli studi sugli esopianeti
Ci sono diversi metodi per identificare e analizzare le proprietà dei mondi alieni oltre il nostro sistema solare. È piuttosto raro che un telescopio riesca a vedere mondi lontani nel modo in cui noi vediamo i pianeti nel nostro sistema solare, cioè semplicemente dal riflesso della luce del nostro sole. Questo è il motivo per cui il metodo del transito si è dimostrato il più robusto finora.
Il metodo del transito è un mezzo per rilevare e studiare le proprietà di un pianeta analizzando lo spettro cromatico della luminosità della sua stella ospite quando il pianeta passa tra essa e noi, come una piccolissima eclissi solare.
Ma quando il James Webb Space Telescope (JWST) entrerà in funzione, trasformerà gli studi sugli esopianeti, offrendo forse la prima possibilità che gli scienziati abbiano mai avuto di cercare firme biologiche nell’atmosfera di mondi alieni attraverso la spettroscopia di trasmissione.
300 milioni di pianeti potrebbero supportare la vita nella nostra galassia
Nel 2011 ne fu individuato uno, un anno dopo erano diventati 7, oggi sono già centinaia ma con la messa in orbita del nuovo telescopio potremo a breve supportare la teoria che oltre 300 milioni di pianeti nella nostra galassia si stima possano avere condizioni favorevoli alla vita per come la intendiamo noi.
Pianeti quindi, che potrebbero essere vivibili, gemelli della nostra Terra, con acqua allo stato liquido in superficie, un’atmosfera respirabile e una vegetazione che sosterebbe una biosfera. Dove, perché no, potrebbe essere nata ed essersi evoluta la vita come la conosciamo. O, nel peggiore dei casi, dove in un futuro molto remoto potremmo andare ad abitare.
Il più vicino fin’ora individuato è a 20 anni luce dalla Terra.
Gliese 581g
Il più famoso e anche il più promettente è Gliese 581g, dove “Gliese” è il nome dell’astronomo tedesco che nel 1957 pubblicò il catalogo ancora oggi utilizzato delle stelle finora note presenti in un raggio di 20 parsec dalla Terra (circa 65 anni luce), “581” è il numero progressivo delle stelle censite nel catalogo e la lettera “g” indica che si tratta del settimo pianeta nel sistema a partire dal proprio sole. Scoperto nel 2010, orbita intorno a una nana rossa e ha una massa tre volte quella della Terra. Una delle tante “superterre”, insomma, che però si trova nella giusta posizione che permetterebbe la presenza di acqua allo stato liquido. Si trova a 20 anni luce da noi, analogamente a Gliese 581d che, secondo alcuni studi, potrebbe possedere un’atmosfera di anidride carbonica: la prima atmosfera di un pianeta simile alla Terra finora scoperta.
Gliese 667c è invece a 22 anni luce, in una regione del tutto diversa. Più grande, circa 4,5 volte la massa della Terra, si trova in un sistema stellare triplo e orbita però intorno a una stella che ha una massa circa un terzo di quella del nostro Sole. Il più distante del catalogo Gliese è infine (a 50 anni luce) Gliese 163c che però non è ancora chiaro se si tratti di un pianta gassoso molto piccolo o di una superterra davvero molto massiccia, perché la sua massa è sette volte quella della Terra.
Tuttavia, anche in questo caso si troverebbe nella fascia abitabile, la cosiddetta “zona di Goldilock” o di “Riccioli d’Oro”, dall’omonima fiaba in cui la protagonista trova che nella casetta in cui è entrata c’è un letto che sembra fatto apposta per lei. Ecco, i pianeti che si trovano in questa zona sembra che godano delle condizioni tali da renderli “fatti apposta” per ospitare la vita.
Naturalmente, potrebbero passare anni prima di sapere con certezza che un pianeta che orbita intorno a una stella lontana ha un’atmosfera favorevole alla vita come la conosciamo. Ma con così tanti potenziali candidati – forse milioni nella nostra galassia, a seconda delle condizioni che circondano le stelle nane rosse – in attesa di un’ispezione più approfondita con il James Webb Space Telescope, è ufficialmente il momento di concedersi la speranza che la ricerca della vita oltre la Terra stia raggiungendo quella soglia critica, dove il grande punto interrogativo sulla nostra solitudine nell’universo si trasforma in un’esclamazione inconfondibile.
Grazie, ho trovato questo articolo davvero interessante e mi auguro che tutti nascano da un’accurata ricerca che vada ben oltre le fonti spesso fasulle che si trovano in rete e… Leggi il resto »
Grazie…ogni cosa a suo tempo…grazie