È stato detto che quando parliamo con Dio, stiamo ‘pregando’, ma quando lui parla con noi, siamo pazzi. Personalmente, penso che sia molto più folle per noi pregare senza aspettarci che Dio risponda. Per conoscere Dio per te stesso, devi ascoltare la voce di Dio.
Nel cristianesimo si parla molto di avere una relazione personale con Dio, ma una relazione genuina è impossibile senza una conversazione bidirezionale.
Nella letteratura inoltre si è sempre raccontato di persone che dicevano di parlare con Dio, molti di loro li chiamiamo santi ma ci sorprenderebbe scoprire quante persone, prive di problemi mentali di qualsiasi tipo, hanno asserito di avere una vera e propria comunicazione con il divino, pur non avendo particolari qualità.
Cerchiamo di scoprire come e perchè
Partiamo dal presupposto che stiamo escludendo dalla casistica tutte quelle persone che “sentono delle voci” e contestualmente hanno comportamenti e abitudini che potremmo definire fuori dalla norma. Magari psicosi o patologie psichiatriche di qualsiasi tipo.
Parleremo riferendoci solo a coloro che nella loro quotidianità asseriscono di avere una comunicazione diretta con “qualcuno”, e sia se scelgono di portare a tutti i messaggi che ricevono, sia se scelgono di tenerselo per se alla fine conducono una vita normale e autonoma.
Non ci soffermeremo inoltre più di tanto, in questo articolo su quella che potrebbe essere l’effettiva provenienza di ciò che sentono. Il cattolico cristiano riterrà essere la voce di Dio, l’esponente di altra religione della sua divinità, lo scienziato o il ricercatore sosterrà essere il suo IO interiore o subconscio, l’esponente della New Age moderna dirà che è un alieno proveniente da un altra galassia eccetera.
La prima cosa da fare sarebbe quella di comprendere la natura di questi messaggi. Cosa ci dicono? Ci fanno sentire bene?, sono messaggi positivi? Se non fosse così dovremmo subito preoccuparci e chiedere un aiuto, perchè come diciamo sempre, dall’altra parte c’è di tutto. Per molti è pretenzioso sostenere che a parlarci sia proprio Dio e quindi sostengono che a farlo siano intermediari, cioè creature semi divine, come per esempio le entità angeliche, ma purtroppo in taluni casi possono anche essere entità di tipo predatorio che si nutrono delle nostre emozioni, per lo più di quelle basse e quindi ci potrebbero “condizionare” a fare cose sbagliate.
Non ci concentreremo su questi aspetti oggi ma per approfondire potete leggere questo articolo:
Gli esseri spirituali ostili che si nutrono delle nostre paura e ansia secondo Rudolf Steiner
Ecco quattro passaggi facili da seguire per ascoltare da soli la voce di Dio:
Facciamo una premessa, affronteremo questo articolo da un punto di vista Cristiano. Chi non è di questa fede religiosa, o non lo è di nessuna in particolare potrà comunque trovare dei spunti di riflessione e qualcosa da sperimentare.
1. Avvia una conversazione
Ascoltare la voce di Dio inizia con l’aspettativa che possa e ci parlerà. Le Scritture rivelano che Dio è sempre stato un oratore. Dalla Genesi all’Apocalisse, lo vediamo parlare alle persone di tutti i tipi di argomenti, dalle loro paure e preoccupazioni personali all’ascesa e alla caduta delle nazioni. Questo desiderio di conversazione non dovrebbe sorprendere, e non potremmo mai conoscere veramente qualcuno senza una comunicazione bidirezionale.
Se vuoi sentire la voce di Dio dovresti partire dalla comprensione che c’è un Dio che ti ama e vuole rivelarsi a te. Tutto quello che devi fare è presentarti. Fagli una domanda. Inizia la conversazione e non sentirti mai stupido nel farlo e meditare può essere anche di aiuto.
A fine articolo riporteremo una intervista a un autore che a seguito di eventi della sua vita si è “aperto” alla possibilità di un dialogo con Dio e ha ricevuto delle risposte.
2. Ascolta il suono
Tutti vorremmo sederci e prendere un caffè con Gesù. Ma Gesù stesso disse che ascoltare il suo Spirito sarebbe stato meglio di un’udienza personale con lui. La voce di Dio è lo Spirito di Gesù . È una voce spirituale che impariamo a riconoscere quando impariamo a conoscere il tipo di cose che Dio dice e il tipo di persona che Dio è. Ascoltarlo non è un’abilità per coloro che sono cristiani da più tempo o una formula per coloro che hanno studiato di più la Bibbia. Non è qualcosa riservato solo a pastori, teologi e responsabili spirituali. Gesù disse che tutti quelli che lo cercavano lo avrebbero trovato. Chi ha “orecchie” ascolterebbe. Riguarda la postura dei nostri cuori.
Come ogni buon comunicatore, Dio parla in molteplici modi. Spesso le persone ascoltano Dio in modi che sono legati alla loro personalità: adatta il suo messaggio al modo in cui lo riceviamo al meglio. Dio può usare qualsiasi cosa per parlare: i suoi messaggi sono creativi e possono essere trasmessi utilizzando tutti i nostri sensi: parole che ascoltiamo, immagini che vediamo, emozioni che proviamo. Per molti arrivare a sentire una vera e propria voce è quello che potremmo definire un ultimo step. Molti raccontano di avere cominciato con il “sentire” la sensazione di essere accompagnati da qualcuno che non vediamo (attenzione che non abbiamo detto “spiati”, nessun sentimento di persecuzione ci dovrebbe mai assalire).
Successivamente magari possono cominciare a “cogliere dei segni”, delle sincronicità diciamo… quindi se continuiamo ad aprirci ulteriormente a queste possibilità potremo nel tempo, in un processo che potrebbe durare anche degli anni, cominciare a percepire dei pensieri che ci daranno l’impressione di non essere nostri, ma sempre amorevoli. Magari anche delle emozioni improvvise, come un aumento della nostra sensibilità, magari ci si potrebbe sorprendere a commuoverci davanti a un film pur non essendo una consuetudine per noi.
3. Riconosci la voce
Di gran lunga la parte più complicata di avere una conversazione con Dio è imparare a riconoscere la sua voce tra le altre che sentiamo. Ciò che rende difficile è che mentre la rivelazione di Dio è pura, noi non lo siamo. Come l’acqua che scorre attraverso un tubo arrugginito, le nostre esperienze, mentalità e desideri agiscono per contaminare ciò che sentiamo. Finiamo per vedere ciò che vogliamo vedere e per ascoltare ciò che abbiamo sentito prima. In effetti, la prima cosa che dobbiamo sapere prima di poterlo fare è ammettere che possiamo sbagliare.
La buona notizia è che Gesù disse che il suo popolo avrebbe conosciuto la sua voce e, dopo averla riconosciuta, avrebbe potuto seguirla. Dio vuole essere ascoltato, anche più di quanto noi vogliamo sentire. La sua intenzione è che ascoltiamo la sua voce e quindi dobbiamo sapere che è lui. Ogni parola che ascoltiamo, visione che vediamo o sentimento che abbiamo deve essere messa alla prova e deve essere sinonimo di amore.
4. Rispondi con fede
Avere una conversazione con Dio non significa solo ottenere la risposta alle nostre domande. Mentre Dio vuole aiutarci nelle cose quotidiane della vita, il suo cuore è quello di costruire relazioni. Tutto quello che dice ha l’obiettivo di avvicinarci a lui. Parla per renderci più simili a lui, per aiutarci a realizzare il nostro scopo sulla terra e per portare il suo regno di amore, gioia e pace a tutti coloro che ci circondano.
Ciò significa che non ha molto senso ascoltare la voce di Dio se non siamo disposti a rispondervi. Una relazione può arrivare così lontano solo se una delle parti è impegnata.
Quando uno dei teologi più intelligenti della storia udì la voce di Dio, smise di studiare
Tommaso d’Aquino è stato uno dei pesi massimi della teologia nella storia della Chiesa. La sua enorme raccolta di scritti, Summa Theologica, è una delle opere di teologia più complete e profonde che il mondo abbia mai visto.¹ Trascorse anni della sua vita sviluppando i sistemi di pensiero e razionalismo che avrebbero plasmato la teologia ben oltre la sua vita . Ma verso la fine della sua vita, Tommaso d’Aquino ebbe un’esperienza uditiva di Dio che gli cambiò la vita. Di conseguenza smise di scrivere.
Invitato a continuare, scrisse:
‘Non posso più scrivere; tali cose mi sono state rivelate che tutto ciò che ho scritto sembra paglia, e ora aspetto la fine della mia vita.’
Dopo aver trascorso una vita a costruire la sua conoscenza intellettuale, Tommaso d’Aquino ne ha riconosciuto il valore alla luce dell’ascolto dello Spirito. Tutto il resto era “come paglia”.
Per ricevere la rivelazione dello Spirito, non dobbiamo essere né istruiti né intelligenti. Piuttosto, dobbiamo ‘rimanere in’ Dio (1 Giovanni 2:27). Ciò significa che, poveri o ricchi, giovani o anziani, il fattore determinante nella nostra crescita spirituale è se diciamo “sì” o se diciamo “no”.
Neale Donald Walsch
Avendo ricevuto un’educazione cristiana sia dalla famiglia che dalla scuola cattolica alla quale è stato iscritto, sin da bambino si è posto interrogativi che andavano al di là dei programmi accademici e che lo hanno condotto presto a fare studi approfonditi sulla religione.
Dopo una serie di circostanze negative che hanno influenzato la sua vita, Walsch ha capito quale fosse la strada da seguire:convertire quante più persone possibile al Cristianesimo, diffondendo la parola che Dio, comunicando con lui, gli trasmetteva (cosa che accade ancora adesso).
Tutto ha avuto inizio nel momento in cui Neale, preso dallo sconforto, scrisse una lettera a Dio per chiedergli aiuto e ricevette immediatamente risposta, tramite una voce che parlava forte e chiaro alle sue spalle.
Da lì Walsch ha cominciato a trascrivere quelle conversazioni con Dio, per poi decidere di pubblicarle, in un momento successivo, in libri e raccolte.
Tratto da una intervista a Neale Donald Walsch
Ho avuto un incidente d’auto anni fa e mi sono rotto il collo. Persi il lavoro, persi le mie entrate e dopo circa un anno e mezzo le sovvenzioni che avevo ricevuto dal governo si esaurirono e così mi ritrovai a vagabondare per le strade.
Letteralmente ero un senzatetto, non avevo niente. Avevo perso tutto, avevo venduto tutto quello che potevo vendere ed ero rimasto a terra, raccoglievo le lattine e le bottiglie vuote nel parco. E se ne raccoglieva abbastanza. Riuscivo a guadagnare uno o 2 dollari al giorno che mi servivano giusto per sopravvivere e vissi in questo modo per molto tempo. Mi arrabbiavo vagabondando per la strada e chiedevo l’elemosina.
Ero molto amareggiato. Pensai: “Ecco dove sono arrivato”. Se avessi avuto 25 anni, quando è successo forse sarei stato più elastico. Mi sarei tirato su più rapidamente. Ma avevo 50 anni ed è stata una batosta ridursi così a cinquant’anni.
Un giorno trovai un annuncio di lavoro per una radio locale della città in cui ero accampato, stavano cercando uno speaker per il fine settimana. Riuscì in qualche modo a presentarmi alla radio e a fare un colloquio. Così ottenne il lavoro radiofonico per lo spazio del fine settimana. Improvvisamente avevo dei soldi 50$ il sabato e 50$ la domenica. 100$ la settimana quando si vive per strada sono una fortuna. Sei come un milionario.
Ma se le cose stavano andando bene, perché scrivere quella lettera?
L’ho scritta nella notte nera dell’anima. Mi resi conto che dopo soli sei mesi ero tornato di nuovo a vivere di corsa, a lavorare nove, dieci, dodici, 14 ore al giorno. La mia domanda era: mi sono tirato fuori dalla strada con le mie forze per ottenere che cosa?
Pieno di frustrazione perché non riuscivo ad arrivare dove volevo. Pieno di dubbi sulla relazione che stavo vivendo o su quello che poteva diventare, pieno di tristezza, perché la mia vita, ancora una volta sembrava una vita di disperazione. Niente aveva veramente un senso. Pensavo proprio è tutto qui.
Ma è davvero tutto qui? Allora mi dissi che non volevo più far parte di quel gioco.
Erano le quattro di mattina. Mi sedetti sul divano, nel soggiorno immerso nell’oscurità e trovai un block notes sul tavolino davanti a me. Lo presi accesi una lampada e presi una penna e inizia a scrivere una lettera piena di rabbia a Dio. Qual è il senso della vita? Che cosa ho fatto mai per meritare una vita che una continua battaglia? Che qualcuno mi dica le regole del gioco! Datemi un manuale con le istruzioni e allora giocherò. Ditemi quali sono le regole. E dopo avermele le date, però non cambiatele a metà del gioco, perché avevo l’impressione che ci fosse qualcuno là fuori che mischiasse le carte facendo in modo che le cose si svolgessero in un’unica direzione.
Ero veramente arrabbiato.
Scrivevo con impeto e nel fare ciò, riversavo tutta la mia rabbia su quel pezzo di carta.
A un certo punto ho sentito una voce.
Questa voce proveniva da sopra la mia spalla destra ed era chiara come niente altro in quel momento avrebbe potuto essere qualcuno nella stanza. Ne fui sorpreso! Mi chiesi chi potesse esserci in casa alle 04:00. Mi guardai attorno, ma non c’era nessuno, ma la voce disse:
Voi davvero le risposte a tutte queste domande. O ti stai solo sfogando?
Io risposi a me stesso: “certo che mi sto sfogando. Ma ci sono delle risposte. Io non so assolutamente quali siano”. Proprio in quel momento arrivarono le risposte. È come se qualcuno mi scaricasse nella testa un file, un libro, un insieme di dati. Ripresi a scrivere in modo forsennato il più velocemente possibile, mentre sentivo e sperimentava nella mia mente pensieri che non avevo mai fatto prima, in parole e con modalità che non avevo mai usato prima.
Presi nota di tutte queste cose, come se fossero le risposte date da un’altra persona. E intanto nascevano nuove domande perché quello che scrivevo faceva sorgere nuove domande nella mia mente. Che cosa significa? Non capisco come può essere. E non appena avevo fatto queste domande, ecco subito arrivare le risposte. Per me era come se qualcuno mi parlasse all’orecchio destro, ma molto velocemente, molto rapidamente.
Qual è stata la sua prima reazione?
È un meccanismo interessante. Pensai che avevo tirato fuori pensieri e idee molto profondi, a cui non avevo prestato attenzione fino a quel momento. Ma dopo qualche istante, quando guardai il foglio e mi resi conto che stavo trascrivendo un dialogo fatto di domande e risposte, ebbi la sensazione sconvolgente che le risposte non provenissero da me. Le domande sì, ma le risposte venivano da qualcun altro al di fuori di me. Così mi dissi Accidenti, cosa sta succedendo? Iniziai ad avere paura. Cercai di contenere la paura e di andare avanti con quel procedimento di domande.
Senza che me ne fossi accorto erano già passate 4 ore così in un attimo. E così tornai a letto. Ero sveglio dalle quattro e non ci pensai più fino al tardo pomeriggio, quando mi fermai a riflettere su quella interessantissima esperienza. Era stata un’esperienza notturna davvero interessante.
La notte successiva alle 04:20. Mi svegliai da un sonno profondo e ricevetti questo messaggio:
Torna a farlo.
Ripresi il procedimento così tirai indietro le coperte, attraversai il soggiorno, …il blocco e la penna erano ancora lì, sul tavolino non li avevo spostati. Presi un foglio bianco e ricominciato a scrivere.
E lo feci per tutte le notti seguenti, verso le quattro del mattino per una buona parte dell’anno.
Come avere una conversazione con Dio spiegato semplicemente dall’autore del libro
D
i seguito trovate l’Audio lettura, ma ricordatevi sempre che avere in mano un vero libro, sfogliarlo e annusare le pagine fresche di stampa è una vera e propria esperienza sensoriale che ci consente di pregustare il momento in cui ci riapproprieremo del nostro tempo per affrontare la lettura, e lo “sforzo” dell’impresa ci permetterà d’immergerci nell’esperienza e assimilarne il contenuto meglio di qualsiasi audio lettura.
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