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Era il 25 giugno 2009 quando il corpo di Michael Jackson, il “Re del pop”, fu trovato senza vita dal medico che se ne prendeva cura. Il cantante se ne andò così, in silenzio, lasciando dietro sé una scia di misteri e aneddoti mai chiariti.

A distanza di oltre dieci anni dalla morte sono state rese pubbliche alcune delle immagini scattate da chi per primo arrivò nella camera della casa di North Carolwood Drive a Holmby Hills, Los Angeles.

La stanza era nel caos

Nel documentario Killing Michael Jackson, sono mostrate per la prima volta immagini inedite della scena della morte o presunta tale. Siringhe, enormi quantitativi di farmaci, un inquietante bambolotto e frasi scritte ovunque.

«C’erano post-it e pezzi di carta incollati con zelo in tutta la stanza – racconta il detective Orlando Martinez che fu tra i primi a indagare sulla morte di Jackson – inclusi porte e specchi. Non so se quelle frasi erano lettere o pensieri, alcune sembravano poesie. Ma ricordo che l’intera zona notte di quella casa era un disastro».

Il documentario raccoglie le testimonianze dei tre detective di Los Angeles che seguirono da subito la morte del cantante e furono tra i primi a entrare nella camera da letto dove fu trovato morto. Orlando Martinez, Dan Myers e Scott Smith.

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«Sul letto c’erano un computer, una bambola e delle foto di bambini – racconta Martinez nel documentario – di certo non era una stanza adeguata per nessuna persona che deve ricevere un trattamento medico».

E aggiunge: «Trovammo tantissime medicine già aperte, come il Propofol. Intorno c’era ogni tipo di immondizia: aghi, bottiglie vuote, era davvero incredibile». Dopo l’autopsia svolta sul corpo, i risultati tossicologici indicarono che la causa della morte di Michael Jackson era dovuta a un’intossicazione acuta da Propofol, un potente anestetico generale, assunto in grandi quantità e insieme ad alcune benzodiazepine.

Sempre nel documentario, Killing Michael Jackson, si dice:

“C’era un computer sul letto, c’era anche una bambola realistica e una specie di pubblicità con foto di bambini”

Il decesso

Michale Jackson il 24 giugno tornò a casa a mezzanotte dopo aver provato in studio Thriller e Earth Song in vista dei concerti estivi. Il medico che lo seguiva da sei settimane, Conrad Murray, era in casa con lui. Raccontò di avergli somministrato a più riprese alcune benzodiazepine perché il cantante non riusciva ad addormentarsi. Così, alle 10:40 del 25 giugno 2009, Murray mise la maschera dell’ossigeno a Jackson e gli iniettò il potente anestetico Propofol.

Dopo pochi minuti, il medico tornò in camera e realizzò che, nonostante il cantante indossasse la maschera dell’ossigeno, la respirazione si era interrotta. Colto dal panico il medico provò un massaggio cardiaco, ma si rivelò inutile perché applicato su una superficie morbida come il letto. Solo un’ora e mezza più tardi, alle 12:21, Murray si decise a chiamare un’ambulanza. Ma non c’era più nulla da fare: il “Re del pop”, all’età di 50 anni, era morto intossicato dai farmaci.

La condanna

La morte fu classificata come omicidio colposo. Il giudice californiano Michael E. Pastor che portò avanti il processo definì le pratiche del dottor Murray come «pazzia medica». O ancora, «esperimenti in medicina che non possono essere tollerati». Per questo il medico fu dichiarato colpevole e il giudice comminò la massima pena possibile per il reato di omicidio involontario: quattro anni di reclusione nello Stato della California.

Le circostanze della morte del re del pop, nonostante ampiamente analizzate e indagate durante i ripetuti processi che la famiglia Jackson ha intentato contro Murray, sono rimaste coperte da un sottile velo di mistero, offrendo agli amanti delle teorie del complotto, l’espediente perfetto per sospettare una morte simulata. Inscenare la propria morte non è semplice, sopratutto quando si è un personaggio come Michael Jackson, tuttavia non gli mancavano di certo i mezzi, e secondo qualcuno anche le motivazioni…

E se fosse stato un omicidio premeditato?

Ma prima che si formulassero le varie ipotesi sulla finta morte un’altra ipotesi è stata sentita ripetuta più volte, quella di un presunto complotto ordito per uccidere Michael Jackson, organizzato dai vertici della Sony Music. Questi, infatti, avrebbero assunto il medico Conrad Murray per portare a termine il progetto facendolo risultare un incidente, con lo scopo di guadagnare dalle vendite postume degli album e dalla strumentalizzazione della morte dell’artista.
A tal proposito anche alcuni familiari di Jackson, hanno dichiarato che la morte di Michael sarebbe stata in realtà parte di un piano ben orchestrato. Un omicidio premeditato,

Le teorie sulla finta morte

Poco dopo la morte del cantante sono iniziate a circolare voci sul web contenenti ipotesi molto curiose: alcune di esse, infatti, sostenevano che il cantante, in realtà, non fosse morto. Secondo tali supposizioni, Michael Jackson sarebbe voluto semplicemente scomparire dalla circolazione per i debiti e gli scandali che lo rendevano particolarmente vulnerabile in quel periodo. Avrebbe così potuto organizzare la sua finta scomparsa con l’aiuto di alcuni fan che si definirono “believers”, “credenti”.

Le presunte prove

Dopo la diffusione di tali illazioni, ovviamente, iniziarono a circolare foto e video che raffiguravano apparizioni del cantante in giro per il mondo.

Alcuni dei complottisti si sarebbero concentrati sulle immagini immediatamente successive alla morte di Michael Jackson, notando i vetri scuri dell’ambulanza o il fatto che non sia mai stato mostrato il corpo al funerale.
La famiglia Jackson rispose alle accuse spiegando che il corpo di Micheal, durante l’autopsia, era andato incontro ad un veloce decadimento, motivo per il quale non era stato ritenuto opportuno mostrarlo durante la funzione.

Altra stranissima teoria vedrebbe coinvolta una donna al funerale di Jackson che ancora oggi non siamo stati in grado di identificare e che alcuni hanno ipotizzato essere proprio lui poiché era risaputo che spesso si travestiva per poter uscire come una persona normale.

La più recente delle trovate, invece, vedrebbe coinvolta Paris Jackson, figlia del cantante, che avrebbe postato sui social un selfie con un misterioso personaggio alle spalle, dettaglio assolutamente non trascurabile che non è sfuggito alla lente dei più fantasiosi. Secondo questi, infatti, nell’immagine sarebbe raffigurato proprio il nostro re del pop. L’immagine pare sia stata subito eliminata dai social senza nessuna spiegazione.

Insomma questa è una sintesi, se volete scoprire ulteriori dettagli su questa faccenda non vi resta che vedere questo video e dopo non dimenticate di

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cosa pensate sia realmente successo.

Anche di altri personaggi ci sono teorie simili, Elvis Priesley, Kurt Cobain e Marylin Monroe solo per citarne alcuni. Per ognuna di queste morti c’è stato chi, forse troppo addolorato per accettare la realtà, ha gridato al complotto, al piano segreto, alla premeditazione. Questo in realtà non dice molto sulle circostanze, in alcuni casi rimaste misteriose, ma è molto significativo l’amore dei fan per questi personaggi.

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