EDGAR Mitchell è stato il sesto su un totale di dodici astronauti che hanno camminato sulla Luna, nella missione Apollo 14. Nello spazio Mitchell c’è stato, lo ha visto e raccontato. come i suoi colleghi. Ma di questi è stato uno dei pochissimi se non forse addirittura l’unico che ha parlato senza particolari problemi del fenomeno Ufo, premettendo sempre però di non aver mai avuto un’esperienza diretta. Ma allo stesso modo, specificando di essere “molto preparato sull’argomento”.
Nel febbraio 1971, Edgar Mitchell si trovava sulla Luna e insieme al collega Alan Shepard piantava la bandiera statunitense sulla superficie polverosa dell’altopiano di Fra Mauro. E’ probabilmente così che l’astronauta americano dell’Apollo 14 avrebbe voluto essere ricordato dopo essersi spento nella sua casa di Palm Beach, in Florida, a 85 anni di età, dopo una breve malattia alcuni anni fa.
Mitchell ha avuto una lunga carriera come pilota nell’esercito Usa, ingegnere aeronautico, ha ricevuto onorificenze importanti. Ha avuto a che fare anche con il caso Roswell:
“Sono stato contattato da persone collegate agli osservatori dei fatti originali, come la persona che ha recapitato le bare di dimensioni minuscole per contenere i corpi degli alieni recuperati”.
Mitchell sembra non aver paura di usare parole che negli ambienti Nasa non sono sempre semplici da pronunciare.
Ufo, alieni, Roswell.
Argomenti liquidati facilmente, forse troppo. E che anche per questo sollevano i dubbi degli osservatori: nella comunità ufologica l’acronimo Nasa significa anche “Never A Straight Answer”, “mai una risposta chiara”.
33 ore sulla Luna
Mitchell, nato in Texas nel 1930, fu presumibilmente il sesto uomo a mettere piede sulla Luna. Pilotò il modulo lunare e compì due attività fuori bordo. Complessivamente restò in quel luogo inesplorato per oltre 33 ore, nove delle quali all’aperto. Fu la sua unica missione nello spazio, ma bastò a farlo entrare nei libri di storia insieme agli altri 11 eroici astronauti che raggiunsero il nostro satellite fra il 1969 e il 1972.
Da allora nessun altro uomo è più stato lassù. Le frasi sugli Ufo Negli ultimi anni Mitchell fece parlare di sé per alcune dichiarazioni sugli Ufo.
Disse pubblicamente di essere stato informato da fonti qualificate dell’esistenza degli alieni, che avrebbero già avuto contatti con i principali governi mondiali.
Su Roswell Mitchell ritiene che i suoi contatti militari dicano il vero quando parlano di alieni. E, dice a Bloomberg, riguardo la presunta copertura della notizia di un incidente Ufo, ” credo che inizialmente la giustificazione fosse che la popolazione non fosse pronta a una notizia del genere. Ma siamo da molto oltre quel punto”. Il silenzio di chi sa, ammesso che esista qualcuno che sa, deve terminare. E Mitchell parla proprio mentre arriva la notizia che secondo un gruppo di matematici scozzesi sonde aliene ‘auto-replicanti’ potrebbero già aver esplorato il nostro sistema solare e potrebbero essere sul nostro pianeta, anche se invisibili alle nostre tecnologie.
Ma se qualcuno tace, perché? La risposta è sempre nei soldi, sembra. Spiega Mitchell: “E’ un’opinione personale: ricordo quello che disse il presidente Eisenhower nel suo discorso finale, ovvero “diffidate della struttura industriale militare”, credo che sia questo il nodo della vicenda”. L’astronauta poi specifica: “Ma non bisogna ridurre la questione all’industria militare, c’è tutta una serie di organizzazioni che si muovono in questo senso per garantire dei profitti. Abbiamo inventato gli aerei all’inizio del XX secolo, vent’anni dopo avevamo un’industria aeronautica. Pensate a cosa possa significare questo rapportato al viaggio nello spazio, se avessimo controllo della tecnologia dietro gli Ufo. Pensate alla quantità di soldi che gira intorno a questa vicenda”.
Sempre alcuni anni fa aggiunse che furono proprio gli extraterrestri a evitare la guerra nucleare fra Stati Uniti e Unione Sovietica ai tempi della Guerra Fredda. Se si tratti di realtà o di fantasie di un uomo ormai anziano, non è dato saperlo, ma io continuo a domandarmi come mai persone dai curriculum notevoli solo in vecchiaia si aprono a queste confidenze.
Forse chi ci prova da giovane rischia la carriera, il posto di lavoro, la credibilità pubblica o forse anche qualcosa di ben più importante? Mentre chi è anziano comincia a pensare di non avere più niente da perdere e il peso di sapere una verità taciuta a milioni di persone comincia a pesare? Oppure, e non è da folli pensarlo, anche questo fa parte di un gioco più ampio e quindi ad un certo punto qualcuno viene invitato a raccontare e magari mescolare le informazioni e servirci un gustoso cocktail con qualche parte di verità e altre parti di ulteriori menzogne?
Chissà… però vi invito a vedervi una delle sue interviste, magari riuscirete a leggere qualcosa nei suoi occhi.