Nel territorio del Mali, a sud del grande delta interno formato dal fiume Niger, in un contesto ambientale assai affascinante vivono i Dogon definiti anche come “il popolo delle stelle”.
Secondo gli etnologi, che li hanno scoperti e studiati a partire dagli anni 30 del secolo scorso, i Dogon costituirebbero anzi, per la loro complessa e per molti versi misteriosa cultura, una delle popolazioni più interessanti dell’Africa occidentale. Non a caso nel 1989 l’Unesco ha inserito il territorio Dogon nella lista del Patrimonio dell’Umanità presente in Mali.
La tribù Dogon è quindi un gruppo di circa 100.000 individui cui la maggior parte di loro abita nelle caverne. Poichè fino al secolo scorso questi contadini erano completamente sconosciuti e isolati dalle società esterne e hanno vissuto completamente isolati con le loro tradizioni tribali non ci si spiega tutt’oggi come possano avere le conoscenze astronomiche che hanno.
Già perché il motivo per cui i Dogon seducono e stupiscono risiede nell’incredibile bagaglio di conoscenze astronomiche, inimmaginabili in una popolazione ancora oggi priva dei più elementari strumenti scientifici, che si cura con le erbe e gli stregoni.
Da sempre i Dogon sanno, ad esempio, che l’universo risulta composto da un’infinità di stelle, che la Luna è un satellite “morto e dissecato”, conoscono la rotazione della Terra attorno al proprio asse in 24 ore e l’orbita attorno al Sole di 365 giorni, sanno che i pianeti ruotano attorno al Sole, che Giove possiede 4 lune principali, che Saturno dispone di anelli concentrici e che la Via Lattea ha una struttura a spirale.
Tutti fenomeni che non si possono certo osservare ad occhio nudo.
Come fa questo popolo semi-primitivo a possedere tali conoscenze scientifiche?
La religione Dogon si tramanda oralmente e i loro racconti suggeriscono che questa tribù sia stata visitata da alieni del gruppo stellare di Sirio molto tempo fa. Questi alieni erano esseri anfibi che hanno conferito alcune delle loro conoscenze ai Dogon.
I Dogon chiamano questi alieni i Nommos. In altre parole, la tribù dei Dogon avrebbe avuto bisogno non solo della conoscenza, ma anche di un telescopio per avere le informazioni che sembrava già possedere. Se hanno ricevuto queste informazioni dai Nommo e se i Nommo esistono veramente è ovviamente un mistero.
Ma il mistero, ahinoi, si spinge ben oltre, lasciandoci davvero attoniti. Fin dalle più antiche civiltà conosciamo Sirio come una delle stelle più luminose del firmamento, in quanto una delle più vicine alla Terra. Anche i Dogon conoscono Sirio, perché si vede ad occhio nudo, e celebrano la loro più importante festa ogni 60 anni, quando essa compare in un punto preciso del cielo, che ovviamente sanno ben prevedere.
Come faranno senza strumenti a fare queste previsioni è già di per sé strano, ma con i Dogon conviene fare l’abitudine a domande senza risposta, perché sostengono infatti, e da sempre, che Sirio non è una stella singola, ma fa parte di una costellazione, con una seconda stella assai più piccola e decisamente meno luminosa, ma con una massa enormemente superiore “più di tutto il ferro della Terra messo assieme”.
E per aggiunta sanno pure che la seconda compie una rotazione attorno alla prima con un’orbita ellittica della durata di 50 anni.
Per la scienza astronomica, la nostra per intenderci, la sorella minore di Sirio, chiamata Sirio B, venne scoperta “per deduzione” soltanto nel 1862, riconosciuta come nana bianca nel 1925 e fotografata soltanto nel 1970, per le difficoltà ad osservarla anche con telescopi potentissimi per la grande quantità di luce emessa dall’astro principale.
Con i nostri strumenti di misurazione oggi sappiamo infatti che la luce di Sirio B è infatti 10 mila volte inferiore a quella di Sirio A e compie in effetti attorno ad essa un’orbita ellittica della durata di 49,9 anni e secondo gli astronomi ha una tale massa per cui un metro cubo di superficie potrebbe pesare 20 mila tonnellate; una densità 65 mila volte superiore a quella del Sole.
Come facevano i Dogon a saperlo
I Dogon sostengono inoltre anche che c’è un’altra stella nel sistema che chiamano “Emma Ya”.
Finora, Emma Ya non è stata trovata dagli astronomi. Certo, potrebbe anche non esistere, ma se un giorno qualcuno se ne uscirà con la scoperta di una sorta di Sirio C … beh la cosa diventerebbe pazzesca.
Ipotesi più razionali
Il resto del mondo era già a conoscenza dell’esistenza di Sirius B prima di rendersi conto che anche i Dogon possedevano tale conoscenza. Pertanto, si potrebbe ipotizzare che i Dogon abbiano avuto contatti con il mondo esterno che non sono mai stati documentati.
Solo che a mio avviso, questa ipotesi, seppur plausibile è alquanto strana se immaginiamo che un popolo di così poche persone e così arretrato abbia incontrato in tempi recenti, e cioè dopo che noi civilizzati abbiamo scoperto Sirio B, delle culture civilizzate e non lo dicano…continuando anche loro ad asserire che il primo contatto con l’uomo bianco sia avvenuto intorno agli anni ’30
E poi… continuo a domandarmi… mettiamo che io domani parto e scopro una tribu praticamente preistorica e cosa faccio? Mi metto a parlargli di Sirio A e B? Andiamo…
Comunque tutto è possibile. Altri comunque affermano di aver ricevuto le informazioni attraverso i media, come libri, riviste o articoli. Ciò farebbe sorgere la domanda: “Come l’hanno letto?” Poniamo il caso che qualcuno della tribù un ottantina di anni abbia abbandonato il villaggio (andando verso morte certa in quei luoghi), ma comunque sia riuscito ad entrare in contatto con altre civiltà più evolute… anche lui che fa? Invece di imparare non so… qualche tecnica di conservazione del cibo, o di estrazione e purificazione dell’acqua o qualsiais altra cosa utile, che fa? Apprende di una stella che ha vicino un altra stella o forse due e torna solo con quell’informazione al suo popolo?
Unione tra scienza e tradizione
Naturalmente, è anche uno sguardo interessante su cosa farebbero le persone con la conoscenza conferita loro dagli alieni.
Per concludere, ricercando immagini per questo articolo ho trovato dei graffiti rupestri molto interessanti realizzati da questo popolo. Né esistono di due tipi:
– I “Tonu” non hanno connotazione religiosa e sono recenti, grossolani e fatti da giovani iniziati o pastori.
– I “bammi” sono religiosi e fatti da sacerdoti locali, custodi del costume. Sono strettamente legati ai rituali delle maschere.
Cosmologia, metafisica, religione, poesia sono strettamente intrecciate con la vita quotidiana del popolo Dogon. Tutti i mestieri, gli strumenti, gli oggetti hanno un significato rituale e simbolico che è legato alla mitologia Dogon.
Gli studiosi per lo più dicono si tratti di maschere rituali, anche se a me sembrano assomigliare molto a piccole navicelle, ma forse vado troppo di fantasia… però guardate questa immagine:
Non so voi ma io li ci vedo un computer… al limite una calcolatrice, se proprio deve essere una maschera per forza allora sarà quella di un saldatore… ah già! I Dogon l’elettricità non sanno nemmeno cosa sia…