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Il Wood Wide Web della natura, come le piante comunicano nel sottosuolo.

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Avete mai sentito il termine Wood Wide Web? Come nel world wide web, il www che tutti conosciamo e che riassume l’articolatissima rete di informazioni che ci interconnette gli uni con gli altri grazie alla tecnologia, anche nel regno vegetale esiste una rete molto simile, scopriamola insieme.

Una foresta è un luogo di pace e noi talvolta ci andiamo per assorbirne la quiete. Recenti studi hanno però scoperto che anche nella foresta più silenziosa e zen c’è una fitta attività che potremmo definire “commerciale” con uno scambio di merci e dati: transazioni chimiche, minerali e tanto altro che stiamo ancora scoprendo.

Come le nostre reti tecnologiche, gran parte di esse viene trasportata sottoterra, non da cavi in ​​fibra ottica ma da funghi. Solo ora stiamo iniziando a capire fino a che punto le piante sono collegate tra loro, anche quelle di specie diverse, da filamenti fungini chiamati miceli. Un fungo è la piccola vetrina di una società clandestina molto più grande.

Quando camminiamo in una foresta ci appaiono gli alberi, ma in verità stiamo guardando solo la punta dell’iceberg. Sotto i nostri piedi si stende l’incredibile rete dei funghi (micorrize), anche 100 Km concentrati nello spazio di un passo, che unisce tra loro gli alberi e costituisce anche una incredibile infrastruttura tecnica di comunicazione e trasferimento delle risorse naturali tra le diverse piante.

Ecco quindi il Wood Wide Web,

come definito da Suzanne Simard, ecologa e studiosa di reti simbiotiche forestali canadese, l’incredibile rete fungina così soprannominata dalla rivista “Nature” che vive nel suolo in simbiosi con le radici trasferendo informazioni, acqua e nutrienti tra le piante.

Gli esperimenti di Suzanne hanno dimostrato la capacità dei grandi alberi, alberi HUB o alberi madre di mantenere un numero enorme di connessione tra esemplari anche di specie diverse e di partecipare ad una incredibile economia sotterranea di scambio simbiotico in cui i funghi, incapaci di fare fotosintesi ma velocissimi a colonizzare il terreno con il loro micelio hanno stretto in epoche remotissime un patto con le piante con cui si scambiano o barattano acqua, minerali e altre sostanze chimiche in cambio di zuccheri e carbonio (frutto della fotosintesi), prestandosi anche a trasportare messaggi di allarme in caso di attacco di parassiti.

Proprio come il nostro web, anche le reti fungine sono sfruttate dai cattivi.

In una sorta di guerra chimica, alcuni alberi, come platani, acacie e alcuni eucalipti, rilasciano agenti patogeni nell’aria per soffocare la germinazione dei concorrenti. Ma gli studi hanno dimostrato che la micorriza può essere utilizzata anche per scopi così nefasti. In un esperimento di laboratorio del 2011, a mezzo campione di calendule è stato permesso di corteggiare i funghi micorrizici; metà no.

Le calendule producono composti aggressivi che rallentano la crescita dei vicini in competizione e uccidono i vermi nematodi, e quando i ricercatori sono andati a cercarli nei vasi, hanno trovato quasi il 300% in più dove erano presenti i funghi.

Quindi, il team ha piantato piantine di lattuga in entrambi i gruppi di terreno. Dopo 25 giorni, le lattughe nel terreno carico di funghi e tossine pesavano il 40% in meno di quelle nel terreno privo di funghi, dimostrando che, almeno in laboratorio, le reti micorriziche possono trasportare agenti patogeni in dosi sufficienti per causare danni reali.

Approfondimenti come questi stanno cambiando il modo in cui guardiamo alle comunità vegetali. Proprio come la nostra società, molti dei loro affari di beneficenza e azioni vili sono compiuti sotto la superficie. Sono più intrecciati, su tratti molto più vasti, di quanto pensassimo. Il che non fa che rafforzare l’idea che l’ecologia, prima di tutto, riguarda l’interconnessione di tutti gli esseri viventi.

Propagazione delle micorrize nel sottosuolo
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