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Incontri ravvicinati del quarto tipo, il caso Zanfretta

zanfretta
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Documentiamo oggi il caso di Pier Fortunato Zanfretta il metronomo che negli anni settanta racconta di aver avuto un incontro ravvicinato del quarto tipo con degli esseri che in seguito chiamò “Dargos”.

È la notte del 6 Dicembre 1978 quando il metronotte genovese Pier Fortunato Zanfretta, sosterrà di aver vissuto l’esperienza più sensazionale e spaventosa della sua vita.

Un incontro ravvicinato del 4° tipo con esseri extraterrestri

Il fatto si verifica attorno alla mezzanotte; Zanfretta, a bordo della sua Fiat 126 e sta ispezionando, come ogni notte, le zone limitrofe del paese di Torriglia, poco lontano dal capoluogo ligure. Sono ormai le undici e trenta di sera quando il metronotte decide di imboccare la statale 45 e di recarsi sulle alture torrigliesi, nonostante il fenomeno della galaverna abbia reso l’asfalto ghiacciato.

Poco dopo essere giunto presso la villa “Casa Nostra”, proprietà di un noto medico genovese, i fari della sua auto si spegnono improvvisamente, e con essi il motore. Preoccupato dal guasto del mezzo, Zanfretta è presto catturato da un altro dettaglio allarmante: quattro luci fanno capolino dal retro della villa. Subito il metronotte cerca di mettersi in contatto, per mezzo della radio trasmittente dell’automobile, con la centrale operativa dell’istituto di vigilanza presso il quale presta servizio.

“Canguro dalla 68, canguro dalla 68, mi porto dentro la villa: ci sono dei ladri”

Tuttavia, anche la radio risulta isolata e spenta. Dunque, nonostante la paura lo attanagli, Zanfretta si avvicina alla villa con la pila spenta e la calibro 38 alla mano. L’uomo cammina rasente i muri, volendo sorprendere i ladri sul fatto.

Ma quello sorpreso è lui, quando all’improvviso si sente toccare la spalla.
Zanfretta diventa bianco come un foglio quando, dopo aver acceso la torcia e aver puntato la pistola, troverebbe davanti a sé “un essere enorme, alto circa tre metri, con la pelle ondulata, come se fosse grasso o avvolto in una tuta molle, comunque grigia, occhi gialli a triangolo, vene rosse sulla testa, orecchie a punta e mani con dita dalle unghie rotonde”, come descrisse poi al brigadiere dei carabinieri Antonio Nucchi (comandante della stazione di Torriglia), il suo incontro ravvicinato la mattina seguente.

Preso da un panico irrefrenabile, Zanfretta fugge verso l’automobile, che tenta disperatamente di rimettere in moto, senza successo. Tremante, tenta un nuovo contatto radio, che un operatore di turno racconta di aver ricevuto a mezzanotte e un quarto:

“Mamma mia, quant’è brutto” dice Zanfretta.” L’operatore gli domanda se sia stato aggredito. “No, non sono uomini, non sono uomini…”.

Più tardi, egli chiamerà questi non-uomini col nome di “Dargos”

Una ricostruzione ell’aspetto dei Dargos

Sempre più terrorizzato, il metronotte cerca di spiegare ciò che vede alla radio, ma una luce abbagliante, grande e triangolare si innalza dal retro di “Casa Nostra” e lo lascia attonito. Dopo aver emesso un sibilo acuto e con una spinta straordinariamente veloce, l’oggetto descritto da Zanfretta come un disco, sparisce nel cielo.

Il metronotte sviene, preda delle fortissime emozioni, e viene ritrovato, dopo un’ora, dai colleghi accorsi sul posto, steso accanto alla villa e in stato di shock.

“Li ho visti, li ho visti”, continua a ripetere, mentre viene accompagnato in caserma.

Indagine dei carabinieri sul luogo cel racconto

Nel mentre, i carabinieri rilevano una grande impronta a forma di ferro di cavallo del diametro di 2-3 metri nel cortile dell’abitazione, che definiscono nel rapporto come “il segno lasciato da un elicottero o qualcosa di grosso che si è posato sul prato adiacente alla casa”.

La testimonianza dell’incontro ravvicinato di Zanfretta non rimane a lungo isolata; nel corso dell’inchiesta sul caso, i carabinieri scoprono che ad avvistare, sopra le alture torrigliesi, un velivolo piatto e triangolare dotato di grandi luci, proprio a quell’ora, sono altri 52 testimoni.

 

 

Due giorni dopo, l’8 Dicembre, il quotidiano genovese “Il Secolo XIX”, e altri quotidiani parlano per la prima volta del caso del metronotte

Incontri ravvicinati a Torriglia

Raggiunto dunque un certo clamore mediatico, il metronotte viene assillato da continue telefonate; giornalisti, curiosi, schernitori, tutti voglio sapere cosa sia realmente accaduto la notte del 6 Dicembre. Tra le tante richieste/offerte che Fortunato riceve, una viene da lui presa in considerazione (affiancato dal giornalista Rino Di Stefano, il quale si dedica ampiamente al caso dal 1978): quella dellipnosi regressiva.

Il 23 Dicembre Zanfretta si reca dal medico genovese Mauro Moretti, che condurrà la seduta di ipnosi (che verrà registrata su nastro).

Eccovi il video integrale se volete scoprire cosa abbia raccontato in ipnosi.

Pochi giorni dopo la sorprendente, ma produttiva, seduta, il metronotte torna protagonista di una misteriosa sparizione; ripreso servizio presso la zona genovese della Val Bisagno, la notte tra il 27 e il 28 Dicembre, alle 23:46 torna alla radio della sua 127.

“Sono avvolto da una fitta nebbia e non vedo più nulla! la macchina sta andando da sola e acquista velocità. Non so cosa fare!”

Urla disperatamente… Quattro minuti dopo, in stato totalmente differente, tranquillo e per nulla affannato, dice alla radio:

“La macchina si è fermata,vedo una gran luce. Ora esco”.

Dopo oltre un’ora, per via della fitta nebbia, le ricerche di Pier Fortunato giungono al termine; la sua automobile viene rinvenuta presso la strada di montagna verso Rossi, nell’entroterra, e poco lontano si trova l’uomo, nuovamente in preda al terrore.

Sebbene sia una serata particolarmente fredda, a detta dei carabinieri, il tetto della macchina del metronotte scotta come sotto al sole di mezzodì, e l’aspetto dello stesso appare accaldato e sudato, con viso e spalle asciutti, nonostante la pioggia battente.

Accanto al mezzo, inoltre, vi sono delle enormi impronte di una scarpa che, misurate dai carabinieri, risultano di 50 cm.

Dicono che mi vogliono portare via. Che ne sarà dei miei bambini? Non voglio, non voglio
Dice Zanfretta, disperato e shockato.

Dopo l’ennesimo inquietante episodio, nel 1979 il comando dei carabinieri di Genova inoltra al Ministero dell’Interno l’inchiesta, definendo il livello di attendibilità degli eventi descritti come “buono”.

Nonostante Zanfretta appaia ai colleghi come in buona fede e sincero, l’istituto di vigilanza sottopone l’uomo alle visite dal docente di neurologia, il Professor Giorgio Giannotti, specialista in malattie nervose e mentali, allora vice-primario neurologo al Policlinico San Martino di Genova.

Giannotti, il 31 Gennaio 1979, rilascia un certificato dove attesta che “ho trovato il signor Zanfretta in perfette condizioni psichiche e neurologiche. Il paziente non presenta alterazioni del pensiero né disturbi psicosensoriali, e normale è la sua capacità volitiva e logico–critica” concludendo “Ritengo pertanto lo Zanfretta idoneo al suo lavoro in modo incondizionato, e non abbisognevole di periodo di osservazione né tanto meno di consigli terapeutici”.

Intanto, i media cominciano a presentare il caso Zanfretta al grande pubblico; l’uomo viene addirittura intervistato da Enzo Tortora nella sua trasmissione “Portobello”. Anche numerose riviste vogliono aggiudicarsi una sua intervista, e a più di un giornalista Pier Fortunato sembra essere davvero in buona fede.

Sebbene gli eventi eccezionali sembrino essersi arrestati, a partire dal Luglio del ’79, il metronotte sparisce nuovamente. Il 30 Luglio il suo presunto rapimento avviene sulle alture del quartiere di Quarto, a Genova, e viene rinvenuto dopo un paio d’ore sulla cima del Monte Fasce, sebbene quella sera stesse viaggiando in scooter, poco adatto alle ripide e dissestate stradine di montagna.

Ancora, il 2 Dicembre Zanfretta svanisce a bordo di una Mini Cooper presso la periferia della città; questo episodio viene però confermato da altre quattro guardie giurate, le quali affermano di aver visto un oggetto non identificato illuminarle a giorno durante le loro operazioni di ricerca.

Uno di loro, il Tenente Cassiba, preso dal terrore, spara in direzione delle luci, scaricando tutte le pallottole in dotazione.
Pier Fortunato si reca nuovamente presso un medico per una seduta di ipnosi, cercando di rivivere gli eventi di quella notte. Durante la seduta, egli dice improvvisamente:

“…Dove siete andati? E a far che cosa sopra la Spagna? Perché? Ma tutti assieme? Ma spaventate la gente!”.

Il dettaglio sembra essere trascurabile e casuale; ma la mattina del 4 dicembre 1979, il servizio internazionale ANSA riporta ai giornali italiani un flash straordinario:

“Guadalajara (Spagna) – Un veterinario spagnolo ha affermato di essere stato seguito da un oggetto volante non identificato (UFO) mentre si trovava al volante della sua automobile su una strada vicina a Guadalajara, ad una cinquantina di chilometri da Madrid. (…) Alfredo Sanchez Cuosta ha avvistato, nella notte tra sabato e domenica scorsi, un UFO che ha seguito la sua vettura, quindi l’ha superata per porsi una quindicina di metri al di sopra di essa. Accecato dal forte bagliore giallo, proveniente dall’apparecchio, Sanchez ha perduto ad un certo punto il controllo del veicolo che è uscito di strada. Secondo il veterinario, l’UFO si allontanava dal percorso seguito dall’automobile quando questa attraversava i villaggi”

Lasciando stupiti scettici e non, la notizia che sembra essere davvero frutto di uno strano scherzo del destino, porta a una dimensione ancora più ampia il caso Zanfretta. L’uomo svanisce nel nulla altre volte nel corso degli anni, fino al 1980, quando lascerà il lavoro di guardia giurata per un impiego meno rischioso.

Le vicende di Pier Fortunato Zanfretta sono, anche se non verificate ufficialmente e dall’attendibilità inevitabilmente a discrezione del lettore, una delle pagine più sorprendenti e affascinanti della storia giornalistica italiana, probabilmente il caso più eclatante per gli ufologi insieme ai fatti di Firenze del 1954. Dapprima conosciuto solo nel Bel Paese, l’ormai ex metronotte è diventato noto quasi in tutto il mondo, costituendo, suo malgrado, uno dei presunti casi di umani rapiti dagli alieni più interessanti e trattati del XX secolo.

Frutto di fantasie di una mente creativa, o verità di un uomo sincero, i resoconti di Zanfretta valgono la pena di essere ascoltati, poiché vera e propria immersione in una dimensione lontana dal quotidiano, che può intimorire, ma anche far sognare gli appassionati del mistero, di seguito una delle innumerevoli interviste in cui racconta seppur sinteticamente alla complessa vicenda.

Il racconto di Zanfretta

Altre informazioni se vi siete incuriositi le potete trovare nel seguente documentario.

Documentario sul caso Zanfretta Parte 1 -2 – 3

InfoBox Autore

Carla
Sono specializzata in content marketing, chief content officer e social media strategy, insomma tanti bei paroloni per dire che mi occupo di comunicazione aziendale. Mi piace scrivere, sono curiosa per natura e mi piacerebbe creare delle amichevoli discussioni sugli argomenti trattati.

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