I ricercatori dell’Università di Melbourne in Australia hanno sviluppato una nuova bioplastica
che respinge polvere e liquidi, che quindi si autopulisce.
Le possibili applicazioni sono moltissime a partire dalle confezioni alimentari per cibo fresco da conservare e da asportare in quanto viene precluso l’ingresso di umidità, con il vantaggio che a fine del ciclo di vita l’imballaggio diviene compostabile e, come tale, smaltibile con altri rifiuti compostabili. Un’altra interessante applicazione riguarda la possibilità di proteggere un suolo da eccessi di acqua piovana. La bioplastica è prodotta da amido e cellulosa entrambi materie prime di costo modesto.
Sebbene la maggior parte delle plastiche biodegradabili e compostabili richieda processi industriali complessi e ad alta temperatura per demolirne la struttura, per questo nuovo materiale questo problema non si presenta in quanto la degradazione demolitiva avviene spontaneamente e rapidamente nel suolo, ancor meglio che nel caso di materiali basati sull’amido.
Sebbene l’amido mantenga la promessa di essere un polimero versatile, tuttavia è composto piuttosto fragile e molto suscettibile all’umidità. Le foglie di loto sono fra le superfici più idrorepellente in ragione di una struttura a mattoni molto sottili ricoperti da uno strato ceroso.
L’acqua che si deposita sulle foglie giace in forma di goccioline che cadono solo per azione del vento o della gravità. Queste goccioline catturano la polvere e lasciano pulita la superficie delle foglie. La nuova bioplastica mima questa struttura superficiale.
Il team di ricercatori ha sinteticamente realizzato una plastica fatta di nanoparticelle di amido e cellulosa con la superficie della bioplastica che riceve l’imprinting della struttura delle foglie di loto per la copertura protettiva di uno strato di polimero organico a base di silicio. Le proprietà di autopulitura vengono conservate anche dopo abrasione, riscaldamento, esposizione ad acidi ed alcool.