Il 13 giugno 1933 un oggetto volante non identificato comparì tra le nuvole che coprivano i cieli della Lombardia. Il velivolo probabilmente a causa di qualche anomalia precipitò, nei pressi del comune di Vergiate, in provincia di Varese. Gli organi di sicurezza si attivarono immediatamente. I resti del misterioso aeromobile vennero trasportati in fretta in uno stabilimento della SIAI-Marchetti poco distante e i corpi dei due piloti deceduti – alti, biondi e dagli occhi azzurri – furono conservati sotto formalina. Benito Mussolini, informato sui fatti, era dapprima convinto che si trattasse di un prototipo straniero in volo non autorizzato sui cieli italiani e ordinò di mantenere la massima segretezza sull’accaduto. Nei giorni successivi all’evento, il mistero divenne più fitto: il misterioso velivolo non era ancora stato identificato e sarebbe potuto essere di origine extraterrestre.
Avevamo già accennato a questo episodio nell’articolo:
Mussolini autorizzò che le indagini venissero condotte dal Gabinetto RS/33 dell’OVRA (“Opera Vigilanza Repressione Antifascismo”, la polizia segreta dell’Italia fascista). I fascicoli relativi alle ricerche condotte dal Gabinetto RS/33, coordinato da Guglielmo Marconi, sarebbero stati accessibili, tempo dopo, anche alle autorità della Germania nazista. Sulla base di quei documenti, cominciò lo sviluppo delle Wunderwaffen, le armi segrete sperimentali tra cui i V7, i velivoli del tutto simili a un disco volante, e Die Glocke, un dispositivo corazzato a forma di campana che si muoveva sospeso nell’aria. Al termine della guerra, Stati Uniti e Unione Sovietica sarebbero entrati in possesso di tutta la documentazione sui propulsori non convenzionali, basati sulla retroingegneria aliena: il ritrovamento, l’analisi e l’utilizzo di tecnologie aliene più avanzate di quelle disponibili sulla Terra.
Mussolini e gli UFO
Di seguito a questo evento, alcuni anni dopo mussolini dichiarò:
…E’ più verosimile che gli Stati Uniti siano invasi, prima che dai soldati dell’Asse, dagli abitanti non molto conosciuti, ma pare assai bellicosi, del pianeta Marte, che scenderanno dagli spazi siderali su inimmaginabili “fortezze volanti”…
(Dal discorso pronunciato da Benito Mussolini durante il rapporto della Federazione Fascista dell’Urbe al teatro Adriano il 23 febbraio 1941. Fonte: <Il Giornale d’Italia> del 25 febbraio 1941 – anno 41 – ultima edizione).
Come abbiamo detto Guglielmo Marconi era al corrente di questo evento e quindi sapendolo sembra meno strano ora apprendere che aveva dichiarato di aver più volte rilevato delle comunicazioni di sicura provenienza al di fuori della nostra terra.
Nel primo, il “Corriere delle Puglie” del 29 Gennaio 1920, è illustrato infatti il caso di:
Guglielmo Marconi e i segnali captati dallo spazio.
Marconi stesso non escludeva che fossero dovuti, anche, a comunicazioni da parte di abitanti di altri pianeti. L’altro giornale si chiamava “Il Vomere”. Era un mensile dell’Unione Provinciale Fascista dei Lavoratori dell’Agricoltura di Brindisi.
Ma rimanendo in quel periodo non possiamo fare a meno di parlare delle decine e decine di testimonianze di avvistamenti di sfere luminose, quelle che oggi chiamiamo “Foo fighters” nei cieli di tutto il mondo. Si dice da sempre che questi extraterrestri, se esistono, sono da sempre stati visti nei pressi in cui stavano avvenendo eventi molto “importanti” nella storia umana. In caso di eruzioni vulcaniche devastanti, nei pressi di basi americane contenenti arsenale atomico (reso inerme in più occasioni), e perfino durante i lanci di razzi spaziali.
Ma restando nel periodo fascista…
I foo fighetrs furono più volte osservate, specie durante l’ultima fase del conflitto, nei cieli dell’Europa centro – occidentale, dell’Estremo Oriente e dell’Oceano Pacifico, esse furono avvistate a più riprese, tanto dai piloti dell’USAF quanto da quelli della RAF e le loro caratteristiche si dimostrarono superiori a quelle degli aerei militari alleati.
Più precisamente, si trattava di oggetti volanti di dimensioni modeste irradianti una luminescenza diffusa, in genere arancione che a tratti poteva variare al rosso, al bianco e poi di nuovo all’arancione. L’opinione generale dei testimoni concorda sul fatto che non si trattava, con ogni probabilità, di ordigni di offesa, che presentavano un comportamento “intelligente” e che erano silenziosi. Noi oggi li potremmo considerare delle sonde guidate da remoto, come i nostri attuali droni, o magari addirittura completamente autonomi se pensiamo ad una tecnologia molto più sviluppata della nostra. In un periodo in cui perfino il concetto di “telecomando per cambiare canale alla tv” era pura fantascienza non potremmo pensare diversamente.
Foo-Fighters
Erano le ore 22 del 23 novembre 1944 quando il tenente Edward Schluter, pilota da caccia USAF di stanza a Digione, decollò col suo apparecchio per un normale volo di ricognizione con il compito di intercettare gli aerei della Luftwaffe a ovest del Reno, fra Strasburgo e Mannheim. Suoi compagni di volo, e testimoni, erano il tenente F. Donald Meiers, radarista di bordo, ed il tenente F. Ringwald, terzo ufficiale.
A pochi mesi dal fatale D-Day, i pesanti colpi di maglio della macchina bellica statunitense avevano portato la guerra sul territorio stesso di quel Terzo Reich che nella folle esaltazione di Hitler avrebbe dovuto durare mille anni.
Il cielo quella notte era limpido e sereno, la visibilità eccellente e la luna al suo primo quarto. Le stazioni radar Alleate avevano segnalato, fino a quel momento, sgombro da aerei nemici quel settore di cielo. Il volo, pertanto, si preannunciava tranquillo, e a bordo vi era una atmosfera abbastanza calma. Improvvisamente, circa venti miglia a nord di Strasburgo, il tenente Schluter notò nell’oscurità una decina di luci che risplendevano di una luminosità insolita e che il radar di bordo non rilevava. Scluter, dopo qualche attimo di perplessità, stabilì un collegamento radio con la stazione radar a terra che negò anch’essa l’esistenza di tracce radar nella posizione segnalata dal pilota. Il pilota americano diresse allora, a tutta velocità, il suo ricognitore verso quelle enigmatiche luci e col diminuire della distanza potè distinguere dei veri e propri globi luminosi i quali sembravano pulsare di una strana fosforescenza, che conferiva loro un aspetto spettrale.
“Ci siamo, ragazzi! Ora vedremo con chi abbiamo a che fare…
La sorpresa gli impedì di continuare la frase. Proprio in quell’istante le sfere di luce erano scomparse, svanite nel nulla. I tre si guardaroro, sorpresi. Erano stati vittime di un fenomeno ottico, di un’allucinazione collettiva?
Ma quattro notti dopo altri piloti del 415° squadrone da caccia resero noto di aver osservato, nei loro voli notturni, delle “palle di fuoco” che si muovevano velocissime, nei pressi della cittadina tedesca di Speyer, a sud di Mannheim. Anche in questo caso il tenente pilota Walter Cleary chiese conferma alla stazione radar a terra che comunicò di avere sullo schermo solo l’aereo alleato. Dopo queso episodio anche il tenente Schluter decise di fare il suo rapporto.
La notte del 22 dicembre 1944 un altro velivolo del 415° squadrone da caccia USAF pilotato dal tenente David McFalls segnalò i globi luminosi nei pressi di Hagenau, nell’Alsazia-Lorena. I globi tallonarono il suo caccia per due minuti dimostrando di essere sotto controllo intelligente, e due giorni dopo anche un altro caccia fece un suo rapporto ai superiori su uno di questi ordigni.
Quattro apparizioni dei medesimi oggetti volanti sconosciuti nel giro di un mese non potevano certo tranquillizzare l’Alto Comando Alleato. Già da qualche mese, infatti, le micidiali V1 e V2 avevano dimostrato che i nazisti erano fortemente impegnati nello sviluppo di armi segrete. Era logico, perciò, pensare a una nuova Vergeltungswaffe, forse ancora in fase sperimentale, ma all’inquietudine dei piloti e del Comando per la nuova arma segreta nazista seguì l’indifferenza verso questi fenomeni: anche se fossero state armi naziste, queste si limitavano e seguire gli aerei in volo e nulla più. Al timore iniziale dei piloti che qualche tedesco, da terra, potesse premere un pulsante e fare scoppiare la sfera, vicinissima alle ali dell’aereo, seguì l’indifferenza ed il comando alleato non diede più peso ai rapporti di avvistamento. I successi americani degli ultimi mesi, che avvicinavano la vittoria alleata e la fine della guerra, generavano un euforico ottimismo, un’atmosfera in cui pochi potevano preoccuparsi di quegli innocui globi le cui apparizioni, d’altro canto, cominciarono a farsi sporadiche specie dopo il gennaio 1945.
Ma mentre i Foo-Fighters scomparivano dalla scena d’Europa, quegli strani ordigni volanti cominciavano a fare la loro comparsa in Estremo Oriente e sugli arcipelaghi del Pacifico. Gli equipaggi di bombardieri americani riferirono più volte di aver incontrato, durante le loro missioni sul Giappone, delle “palle di fuoco” di color rosso, arancione e bianco che sovente avvicinavano i bombardieri, volando vicinissime ai loro timoni di coda. Le analogie coi Foo-Fighter incontrati sui cieli d’Europa é fin troppo evidente.
L’Enola Gay scrutata da alcuni Foo Fighters
Dawson era il nome del comandante di una portaerei USA che, mentre si trovava al largo delle isole Nansei Shoto (zona di Okinawa) aveva rilevato sul radar la presenza di una squadra aerea di oltre duecento apparecchi non identificati che si dirigevano proprio verso la portaerei. Subito, gli unici otto caccia disponibili si levavano in volo nel disperato tentativo di fronteggiare l’imminente attacco senonchè i misteriosi velivoli proseguirono oltre. Il comandante Dawson non mancò di sottolineare l’inspiegabile comportamento degli apparecchi che si erano limitati a sorvolarlo, senza attaccare la portaerei. Ma si trattava proprio di una squadra giapponese?
Comunque, una volta finita la seconda guerra mondiale e dei Foo-Fighter non si sentì più parlare, le autorità competenti trovarono che la cosa più logica era negare la realtà di tali apparizioni. I vari rapporti furono spiegati come fenomeni di suggestione dei piloti, o con fenomeni insoliti di origine naturale, spiegazioni che furono facilmente accettate dall’opinione publica americana, quali semplici “fuochi di sant’Elmo“.
Tuttavia i piloti, sporadicamente, continuavano a fare tali avvistamenti anche sul territorio degli Stati Uniti tra cui quello del capitano Thomas Mantell, veterano della seconda guerra mondiale, morto misteriosamente dopo aver tentato di intercettare un UFO il 7 gennaio 1948, o del pilota civile Kenneth Arnold che si era trovato di fronte, nei pressi del monte Rainer, una formazione di nove Flyng saucers (come da lui definiti, “piattini volanti”) il 24 giugno 1947, pochi giorni prima del, sempre negato dalle autorità, ufo-crash di Roswell.
L’Area 51 non esiste!… anzi no esiste ma non potevamo dirlo…
Per approfondire:
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